AlBus, che, presumo, non sia Silente, ha chiesto ulteriori informazioni sul numero di Neper.
Poiché si tratta di un numero molto particolare, Vi lascio una parte del lavoro che, per esteso, potrete visualizzare al link seguente:
Neper e approfondimenti
“In
un lavoro di Nepero, pubblicato postumo nel 1618, compare in appendice una tavola
che riporta i logaritmi in base e di diversi numeri. La tavola non riporta però
il nome dell’autore e potrebbe quindi
non essere di Nepero. Nel 1624 ricompare il numero e in un lavoro di Briggs, il matematico
amico di Nepero con il quale costruì le
tavole dei logaritmi in base 10, compare il valore del logaritmo di e in base
10. E’ stato Leibniz, tra i primi, a
riconoscere ufficialmente il numero e. In una lettera indirizzata a Huygens, del 1690, usa la
lettera b per indicare questo numero che finalmente ottiene un nome, anche se non era
ancora quello che noi usiamo oggi. L’uso
della lettera e per il nostro numero risale invece a Leonhard Euler,
italianizzato Eulero, che Maor definisce
il “Mozart della matematica”. Compare per la prima volta in una sua lettera, del 1731, indirizzata a
Goldbach. Lettera e come “esponenziale” o forse come “Eulero”, ma più semplicemente
qualcuno fa osservare che Eulero scelse la e perché è la prima vocale che segue
la a, una lettera che aveva già usato in altri suoi lavori. Egli presentò uno studio
approfondito del numero e nel suo libro Introductio
in Analysin infinitorum, pubblicato nel 1748 […] inoltre trovò le prime 18 cifre
decimali di e, 2.718281828459045235 […] Si dovrà attendere ancora più di un
secolo per definire la vera natura di e. Quando Charles Hermite, nel 1873,
provò che e è un numero trascendente, cioè che non può essere soluzione di
un’equazione polinomiale a coefficienti interi. Alcuni matematici, oggi per lo
più dilettanti, si dedicano al calcolo delle cifre di e. Per il record attuale
è di un giapponese, Kanada, che ha calcolato (naturalmente al computer) 206 158
430 000 cifre di e […]Fra gli ambiti
di studio in cui il numero di Nepero si e reso utile per la descrizione dei
fenomeni naturali, quello astronomico e indubbiamente il più antico. Siamo infatti
nel II secolo a. C. Quando Ipparco di Nicea muove i primi passi verso una classificazione
sistematica delle stelle in funzione della loro luminosità. In un cielo privo
del tutto di inquinamento luminoso egli aveva infatti individuato sei
"grandezze", o classi, in cui raggruppare le stelle del firmamento:
la luminosità percepita dall'osservatore decresceva dalla prima alla sesta,
cosi che nella prima "grandezza" si trovassero le stelle più fulgide,
mentre nella sesta solo quelle visibili in condizioni di visibilità perfette. Poiché
nell'antichità era pero diffusa l'idea per cui le stelle si trovassero tutte ad
una stessa distanza dalla terra, apposte sul cosiddetto cielo delle stelle
fisse, una maggiore luminosità doveva necessariamente essere associata ad una
maggiore grandezza della stella. Questa classificazione proseguì per molti
secoli, fino a quando uno scienziato di nome Pogson non si avvalse degli studi
dei due pionieri delle neuroscienze Weber e Fetchner, per studiare in che modo
il nostro occhio percepisse la luce. I due studiosi tedeschi si erano resi
conto di una cosa: se si chiedeva a due persone di sollevare pesi notevolmente
differenti ( per esempio 3kg a uno e 30 all'altro) e successivamente si
aggiungeva uno stesso peso (per esempio di 1 kg) a quelli iniziali, la persona
che in partenza aveva il peso maggiore percepiva la variazione in misura minore.
[…] Pogson amplio gli studi notando
che quando in coincidenza di un eclissi di sole la luminosità era ridotta del
90%, la nostra percezione visiva si riduceva solo di un fattore 10. Definì
quindi una scala di "magnitudini" (una grandezza relativa alla
luminosità) basandosi sulla risposta logaritmica dell'occhio: una stella di magnitudine
1 è 100 volte più luminosa di una stella di magnitudine 6. Era stato quindi
"quantificato" il sistema di Ipparco, ottenuto solo tramite
osservazioni a occhio nudo. […] Il
numero di Nepero, oltre che nel campo della fisica e della matematica, ha
diverse applicazioni nelle cose che ci sono più vicine, come l'economia e il
calcolo delle probabilità, insieme al calcolo combinatorio. Il numero e lo troviamo utilizzato nel calcolo
dell'interesse composto. L'interesse è detto composto quando invece di essere
pagato o riscosso, e aggiunto al capitale iniziale che lo ha prodotto.”
Interessante, non credete?
E se, al posto degli interessi composti, tale procedimento si applicasse ai "debiti composti" cosa accadrebbe? Non è possibile superare il valore di e, un debito composto, ad esempio, del 280%, ossia superiore al valore del numero di e, espresso in percentuale. Per tale motivo, questo "debito composto" potrebbe essere pagato solo in un tempo infinito.
Forse, e sottolineo forse, questo numero ha qualcosa a che fare con la crisi dei subprime? E dei derivati? E, di conseguenza, della attuale crisi economica?
Sicuramente ne saprete più di una vecchia nonna rincitrullita.
NR, nonna rincitrullita, appunto!
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