Mi scuso per la assenza, in questo periodo, di post sul Vostro blog preferito, ma memoria personale, o autobiografica, e matematica non si conciliano.
Ecco, a proposito, una recente ricerca pubblicata sulla newsletter Le Scienze.
Per Voi un suggerimento: mentre fate i compiti o ripassate Matematica, non cercate di ricordare la Vostra storia personale. Dalla lettura dell'articolo seguente scoprirete perché. NR
neuroscienze memoria matematica
Matematica e
ricordi non vanno d'accordo
La corteccia posteromediale, un'importante struttura cerebrale che
partecipa alla memoria autobiografica, viene disattivata quando si è impegnati
in un compito matematico. Questa scoperta aiuta a capire perché riflettere sul
proprio passato e, allo stesso tempo, cercare di risolvere un problema sono due
attività inconciliabili. Per richiamare i ricordi, infatti, i circuiti
dell'attenzione devono dirigere la loro attività verso l'interno, mentre, per
risolvere un problema di matematica, devono dirigersi verso l'esterno, ovvero
in due direzioni opposte (red)
Matematica e ricordi non vanno d’accordo.
O almeno, così è per una struttura cerebrale detta corteccia posteromediale
(PMC), una regione che ha un ruolo fondamentale nelle attività introspettive e
che viene fortemente attivata quando si cerca di ricordare un episodio della
propria vita, ma è disattivata, altrettanto fortemente, quando si è impegnati a
risolvere un problema di matematica. A scoprirlo è stato un gruppo di
ricercatori della Stanford University School of Medicine, con uno studio pubblicato
sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”. Lo studio è anche uno dei più accurati,
condotti fino a oggi, su questa struttura, situata in
prossimità della congiunzione fra i due emisferi: "Questa regione del
cervello è ben collegata con molte altre che sono importanti per le funzioni
cognitive superiori”, spiega Josef Parvizi, che ha diretto lo studio, “ma è
molto difficile da raggiungere. Situata così in profondità nel cervello che i
metodi elettrofisiologici usati più comunemente non possono accedervi.". Gli
scienziati hanno esaminato alcuni pazienti affetti da gravi forme di epilessia,
che non rispondevano alle cure farmacologiche ed erano, quindi, candidati a una
terapia chirurgica. In questi soggetti il focolaio all’origine delle crisi
convulsive si trovava proprio in prossimità della linea mediana del cervello.
L’impianto temporaneo di elettrodi per il monitoraggio dell’area, necessario
per una delimitazione più precisa del focolaio, ha così offerto l’occasione per
studiare da vicino anche l’attività della PMC.
I ricercatori hanno fornito ai pazienti un
computer portatile, attraverso cui venivano proposti alcuni semplici compiti.
In particolare, il portatile proponeva una serie di affermazioni, che i
soggetti dovevano classificare come vere o false, appartenenti a quattro
diverse categorie. Tre di queste facevano riferimento al paziente, con diversi
gradi di specificità. Le frasi di una di queste tre categorie si riferivano, in
modo specifico, alla cosiddetta "memoria autobiografica episodica"
(per esempio: "Ieri ho bevuto il caffè"); in un’altra categoria
ricadevano affermazioni più generiche ("Mangio molta frutta") e,
infine, in una terza c'erano affermazioni generali più astratte, che
coinvolgevano un processo di autovalutazione ("Io sono
onesto"). Alla quarta categoria appartenevano affermazioni che non
richiedono un'introspezione, ma un’attenzione rivolta all’esterno, costituite
da semplici espressioni aritmetiche (“67 + 6 = 75, vero o falso?”). I dati
registrati dai ricercatori hanno mostrato una forte attivazione della PMC nel
processo di richiamo delle proprie esperienze passate, un’attività
relativamente ridotta nella valutazione delle affermazioni di tipo meno
narrativo ("Mangio molta frutta") e praticamente nessuna attività per
le affermazioni autovalutative. Secondo gli autori dello studio, questo
suggerisce che la PMC non sia il "centro della consapevolezza di sé",
come è stato prospettato da altri scienziati, ma è impegnata in modo specifico
nella costruzione di scene narrative autobiografiche, come avviene nel ricordo
o l'immaginazione. La cosa più singolare che hanno rilevato è però che tutti i
circuiti monitorati che si attivavano quando veniva attivata la memoria
episodica non solo apparivano silenti durante l’esecuzione del compito
matematico, ma erano addirittura attivamente silenziati: "Quanto più un
circuito è attivato durante il richiamo autobiografico, tanto più è inibito
durante l'analisi matematica. E' praticamente impossibile fare entrambe le cose
contemporaneamente", ha detto Parvizi, osservando che i due compiti
impongono ai circuiti dell'attenzione di dirigersi in direzioni opposte: verso
l'interno, per evocare un ricordo, e verso l'esterno, per risolvere il quesito
matematico.
(04 settembre 2012)
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