lunedì 22 aprile 2013

matematica e ricordi

Gentilissimi, dopo un viaggio in Eritrea di alcuni giorni, sono ritornata alla casetta.
Mi scuso per la assenza, in questo periodo, di post sul Vostro blog preferito, ma memoria personale, o autobiografica, e matematica non si conciliano.
Ecco, a proposito, una recente ricerca pubblicata sulla newsletter Le Scienze.
Per Voi un suggerimento: mentre fate i compiti o ripassate Matematica, non cercate di ricordare la Vostra storia personale. Dalla lettura dell'articolo seguente scoprirete perché. NR


neuroscienze memoria matematica
Matematica e ricordi non vanno d'accordo
La corteccia posteromediale, un'importante struttura cerebrale che partecipa alla memoria autobiografica, viene disattivata quando si è impegnati in un compito matematico. Questa scoperta aiuta a capire perché riflettere sul proprio passato e, allo stesso tempo, cercare di risolvere un problema sono due attività inconciliabili. Per richiamare i ricordi, infatti, i circuiti dell'attenzione devono dirigere la loro attività verso l'interno, mentre, per risolvere un problema di matematica, devono dirigersi verso l'esterno, ovvero in due direzioni opposte (red)
Matematica e ricordi non vanno d’accordo. O almeno, così è per una struttura cerebrale detta corteccia posteromediale (PMC), una regione che ha un ruolo fondamentale nelle attività introspettive e che viene fortemente attivata quando si cerca di ricordare un episodio della propria vita, ma è disattivata, altrettanto fortemente, quando si è impegnati a risolvere un problema di matematica. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori della Stanford University School of Medicine, con uno studio pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.  Lo studio è anche uno dei più accurati, condotti fino a oggi, su questa struttura, situata in prossimità della congiunzione fra i due emisferi: "Questa regione del cervello è ben collegata con molte altre che sono importanti per le funzioni cognitive superiori”, spiega Josef Parvizi, che ha diretto lo studio, “ma è molto difficile da raggiungere. Situata così in profondità nel cervello che i metodi elettrofisiologici usati più comunemente non possono accedervi.". Gli scienziati hanno esaminato alcuni pazienti affetti da gravi forme di epilessia, che non rispondevano alle cure farmacologiche ed erano, quindi, candidati a una terapia chirurgica. In questi soggetti il focolaio all’origine delle crisi convulsive si trovava proprio in prossimità della linea mediana del cervello. L’impianto temporaneo di elettrodi per il monitoraggio dell’area, necessario per una delimitazione più precisa del focolaio, ha così offerto l’occasione per studiare da vicino anche l’attività della PMC.


                Localizzazione della corteccia posteromediale (Cortesia Brett L. Foster et al./PNAS)
I ricercatori hanno fornito ai pazienti un computer portatile, attraverso cui venivano proposti alcuni semplici compiti. In particolare, il portatile proponeva una serie di affermazioni, che i soggetti dovevano classificare come vere o false, appartenenti a quattro diverse categorie. Tre di queste facevano riferimento al paziente, con diversi gradi di specificità. Le frasi di una di queste tre categorie si riferivano, in modo specifico, alla cosiddetta "memoria autobiografica episodica" (per esempio: "Ieri ho bevuto il caffè"); in un’altra categoria ricadevano affermazioni più generiche ("Mangio molta frutta") e, infine, in una terza c'erano affermazioni generali più astratte, che coinvolgevano un processo di autovalutazione ("Io sono onesto").  Alla quarta categoria appartenevano affermazioni che non richiedono un'introspezione, ma un’attenzione rivolta all’esterno, costituite da semplici espressioni aritmetiche (“67 + 6 = 75, vero o falso?”). I dati registrati dai ricercatori hanno mostrato una forte attivazione della PMC nel processo di richiamo delle proprie esperienze passate, un’attività relativamente ridotta nella valutazione delle affermazioni di tipo meno narrativo ("Mangio molta frutta") e praticamente nessuna attività per le affermazioni autovalutative.  Secondo gli autori dello studio, questo suggerisce che la PMC non sia il "centro della consapevolezza di sé", come è stato prospettato da altri scienziati, ma è impegnata in modo specifico nella costruzione di scene narrative autobiografiche, come avviene nel ricordo o l'immaginazione. La cosa più singolare che hanno rilevato è però che tutti i circuiti monitorati che si attivavano quando veniva attivata la memoria episodica non solo apparivano silenti durante l’esecuzione del compito matematico, ma erano addirittura attivamente silenziati: "Quanto più un circuito è attivato durante il richiamo autobiografico, tanto più è inibito durante l'analisi matematica. E' praticamente impossibile fare entrambe le cose contemporaneamente", ha detto Parvizi, osservando che i due compiti impongono ai circuiti dell'attenzione di dirigersi in direzioni opposte: verso l'interno, per evocare un ricordo, e verso l'esterno, per risolvere il quesito matematico.
(04 settembre 2012)

Nessun commento:

Posta un commento