linguaggio matematica psicologia
La coscienza non
è indispensabile per leggere e far di conto
© Colin Anderson/Corbis
©
Westend61/Corbis
Funzioni mentali superiori, come l'elaborazione del senso delle parole e la
soluzione di equazioni aritmetiche, non richiedono sempre un intervento
cosciente. Lo dimostra un nuovo studio sperimentale, in cui i volontari hanno
inconsciamente dato un significato a espressioni verbali e numeriche nell'arco
di una presentazione subliminale.(red)
La coscienza è davvero indispensabile per
elaborare processi astratti, simbolici o che richiedono un certo insieme di
regole? Probabilmente no, secondo un articolo apparso sui “Proceedings of
the National Academy of Sciences”, firmato da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di psicologia, del
Dipartimento di scienze cognitive e del Centro per lo
studio della razionalità, della Hebrew University, a Gerusalemme. L'articolo
illustra i risultati di una serie di esperimenti che dimostrano che frasi
composte da più parole possono essere elaborate al di fuori della
consapevolezza cosciente. Allo stesso modo, equazioni aritmetiche complesse,
che richiedono diversi passaggi, possono essere risolte in modo non cosciente. I
ricercatori hanno usato una tecnica detta Continuous Flash Suppression (CFS),
che permette di presentare stimoli visivi subliminali per alcune centinaia di
millisecondi, un arco di tempo abbastanza ampio da consentire ai meccanismi
inconsci di operare con un certo agio. La tecnica consiste nella presentazione
di uno stimolo bersaglio a un occhio e, simultaneamente, di schemi colorati in
rapida successione all'altro (10 frame al
secondo). Finché lo stimolo bersaglio non arriva alla coscienza, questa è
saturata dagli stimoli colorati, con un effetto di soppressione che può durare
anche alcuni secondi. Nella prima parte dell'esperimento, la tecnica CFS è
stata usata per valutare il cosiddetto popping time, ovvero
il tempo trascorso tra la presentazione sullo schermo di uno stimolo verbale
(come una lettera, una parola o una frase) e il riconoscimento cosciente da
parte del soggetto, a cui era richiesto di premere un tasto non appena
riuscisse a coglierlo con l'occhio sinistro. Ai partecipanti sono state
sottoposte frasi di tre parole, semanticamente coerenti oppure
incoerenti. Nel primo caso, si trattava di associazioni verbo-complemento
oggetto come “bevo il caffè” o “stiro la camicia”, nel secondo caso di frasi
come “stiro il caffè”. Questa differenza è il punto cruciale della
ricerca, dal momento che l'ipotesi di partenza, poi verificata grazie ai test,
era che le espressioni prive di senso avessero un popping time minore, ovvero arrivassero alla
coscienza prima di quelle sensate. Il fatto che il soggetto si accorgesse che
“qualcosa non andava” in una frase indicava che era elaborata inconsciamente
prima di avere il tempo di arrivare alla coscienza. Uno schema sperimentale
molto simile è stato usato per verificare l'elaborazione inconscia di calcoli
aritmetici, ottenendo risultati analoghi. In conclusione, questi
esperimenti sembrano confermare alcune recenti ricerche, secondo le quali molte
funzioni di livello superiore, tradizionalmente associate alla coscienza,
possono essere svolte in modo non conscio. Come dimostrano i test condotti
presso la Hebrew University, due facoltà squisitamente umane, come
l'elaborazione semantica delle parole e la soluzione di equazioni aritmetiche,
non richiedono sempre la coscienza.
(14 novembre 2012)
Nessun commento:
Posta un commento